Retrobite: Metal Gear Solid

Era il 1999 (per noi italiani) quando un uomo introverso, cupo e di poche parole riuscì a comunicare emozioni fortissime ed indimenticabili a milioni di videogiocatori attraverso la sua tormentata esistenza. Emozioni ed immagini che bucano lo schermo, arrivano dritte al cuore e, come un eterno istante, rimangono imprigionate nella nostra mente. Un crudo scenario di guerra che fa da sfondo alle vicissitudini di uomini, reietti della società, mercenari e soldati la cui esistenza ha senso solo laddove prende vita una battaglia. La trasposizione digitale di questo universo creato da Hideo Kojima, dove finzione e realtà sono amalgamate con sapiente maestria, grazie ai suoi protagonisti, mette il videogiocatore dinanzi a situazioni dove giusto e sbagliato collidono, si confondono e lo spettatore ormai immerso in questo scenario si ritrova confuso, ma allo stesso tempo ne resta ammaliato. Man mano che si avanza in questo triste mondo ci si accorge sempre più che in una drammatica scenografia di guerra, ciò che veramente da vita e significato a questo lacrimevole universo sono gli uomini con le loro emozioni. Amore, odio, rabbia, incomprensione, sofferenza, rimpianto, amicizia…..Vita. Questo è Metal Gear Solid.
Sono diventata un cecchino, nascosta osservavo tutto attraverso il mio mirino. Ora potevo vedere la guerra non da dentro, ma da fuori, da osservatrice. Guardavo la brutalità e la stupidità della razza umana dal mirino del mio fucile.
Finalmente ho capito. Non aspettavo per uccidere la gente, aspettavo che qualcuno uccidesse me…….Ok, eroe, liberami. Sniper Wolf.

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