Un’inutile opinione: la mia su God of War

Tranquilli, non vi tedierò a lungo con l’opinione di un vecchio giovane, ma dopo averlo, finalmente, completato, posso dire la mia su questo bel titolo.

Origini

God of War, se proprio cosi vogliamo chiamarlo, è senza dubbio un gran bel action-adventure, ma non è propriamente il solito God of War. Mi spiego meglio…. La serie nata su PS2 nel lontano marzo del 2005 ad opera di SCE Santa Monica Studio si concentrava per lo più sul prendere a sciabolate qualunque cosa ci si presentava sullo schermo senza pensare troppo al contorno. In parole povere per la maggior parte del tempo di gioco eravamo impegnati a smembrare, squartare, infilzare, tagliare e trucidare tutti i vari nemici dello spartano. Nei ritagli di tempo si andava in giro per zone di modeste dimensioni che ci ponevano dinanzi più o meno brevi segmenti di platforming e qualche enigma da risolvere. In sostanza c’era ritmo, il ritmo che si addice ad uno spartano incazzato con la vita e col mondo delle divinità greche. Ecco, proprio questo è il punto: nel nuovo God of War questo ritmo frenetico dato dall’azione di gioco viene a mancare fin troppe volte (non sempre, ma troppo spesso) e cede il passo a noiose (non perché mal concepite, ma perché spesso troppo prolisse e numerose in un titolo che dovrebbe avere come protagonista l’azione)  fasi esplorative (dai su, chi non s’è rotto i coglioni con quella barchetta del caxxo!!?!). Questo è secondo me il più grande difetto di un titolo che si chiama God of War! Personalmente avrei preferito qualche ora di gioco in meno, ma decisamente più movimentata. In un hack’n slash il protagonista è il gameplay con armi alla mano e non il contorno. E’ il caos creato dalla continua e rabbiosa furia di Kratos assieme alle sue lame del caos (e non un’accetta da boscaiolo).

Per il resto, seppur non considero quasi nulla di questo titolo un capolavoro (a parte la grafica), God of War  è sicuramente un eccellente action-adventure con una trama interessante e ben strutturata, un mondo di gioco che riesce a tenere testa alla trilogia principale (anche se preferisco la mitologia greca a quella nordica), dei personaggi interessanti e ben caratterizzati, un sistema di combattimento più ragionato, ma meno “caotico” e frenetico ed un accenno di grinding che arricchisce il tutto. Però che due palle Atreus (in barba alla diligenza del buon padre di famiglia ogni tanto qualche accettata se la meritava)!!!

Punto di svolta

Ovviamente considero God of War uno dei migliori titoli per PS4, ma non l’ho trovato il capolavoro senza macchia descritto in fin troppe recensioni. Non fosse esistito il Kratos incazzato conosciuto negli anni precedenti forse la mia opinione sarebbe stata diversa, ma il Kratos odierno è fin troppo pacato per i miei gusti…. E no, la violenza e la rabbia di Kratos qua non sono presenti (anche se ciò è voluto dai programmatori al fine di dare nuovo spessore e linfa vitale a Kratos e la sua storia). Un Kratos troppo contenuto rispetto al passato. Difetto? Pregio? Questione di gusti. Crescendo a volte si matura, si diventa più saggi e l’esperienza offertaci dai ragazzi di SIE Santa Monica Studio è senza dubbio un’esperienza di gioco più completa e ponderata rispetto a quelle del passato. Presa coscienza di questo nuovo Kratos che cerca di fare i conti con i suoi fantasmi oltre che con gli eventi presenti, trovandosi dinanzi ad una nuova e differente fase della propria vita dove rabbia e sete di vendetta non sono più il suo carburante, questo God of War si presenta come l’ ottimo punto di svolta per la saga che egli vuole essere. Laddove prima c’era solo il fuoco della rabbia e dove al centro dell’attenzione vi era il divertimento nel dare la caccia alle varie divinità greche, ora tutto sembra più bilanciato ed il copione narrativo acquisisce più spessore grazie proprio ad una maggior esplorazione degli ambienti ed una caratterizzazione dei vari personaggi più profonda, con punti di coesione tra essi abilmente orchestrati.In fin dei conti si tratta di gusti personali, virgole che non possono di certo intaccare il giudizio positivo che globalmente questo titolo ha avuto. Meritatamente (anche se decisamente fin troppo spesso gonfiato). Un cambio direzione quindi ben riuscito, nonostante la traslazione dalla mitologia greca a quella nordica non era di certo un ostacolo semplice da aggirare. Un titolo che nonostante nell’insieme sia già un’ epopea ottimamente diretta, ha dalla sua ampi margini di miglioramento in ogni suo elemento.